LE ORIGINI
La frazione Mosche di Chivasso trae origine dall'unione di tre borgate storiche, che vennero rappresentate dal pittore chivassese Antonio Barbero ne "Il libro "B" delle Mutazioni del Vecchio Catasto di Chivasso" nel 1696.
Questo libro-registro di tasse è stato studiato e divulgato nel 1985 da L. Dell'Olmo, E. Scuccimarra e M. Buffa. Prendendo spunto da questi disegni sono state raggruppate le principali borgate in un unico simbolo disegnato da Alessandro Girotto: Mosche, Chiavarini (fornace), Colombaro (non presente nel 1696), Rosati.
Questo cantone ebbe origine dopo la metà del XV secolo: i suoi primi abitanti furono i Gedda ed i Moscha, provenienti da Andorno, da cui vi si trasferirono nel 1496. Dal cognome Moscha deriva il nome della frazione.
Rappresentazione della Borgata Mosche
Questo cantone ebbe origine intorno al 1503, quando vi si trasferì Eusebio Chiavarino, proveniente da Borghi, un centro dell'Emilia Romagna.
Rappresentazione della Borgata Chiavarini
Filiberto Rosate da Andorno giunse in questa zona del Chivassese contemporaneamente ai Chiavarini ed agli Albertone, cioè intorno al 1503.
Nel Seicento il territorio di questi cantoni faceva parte dei beni del nobile Capitano Carlo Simone Saraceno.
Rappresentazione della Borgata Rosate
IL SIMBOLO
Disegnato da Alessandro Girotto, il simbolo rappresenta le principali borgate della frazione.
MOSCHE > mosca
CHIAVARINI > fornace
COLOMBARO > colombo
ROSATE > rosa
Il simbolo della frazione Mosche di Chivasso
LA POPOLAZIONE
La popolazione della frazione Mosche conta circa 350 anime.
Da una attenta osservazione si può notare che la presenza della gente oriunda di questo paese è piuttosto limitata.
Hanno contribuito a ravvivare questo borgo due ondate di immigrazione.
Una nel dopo guerra ed un’altra negli anni Novanta. La prima ondata, proveniente dal nord est italiano e dal cuneese, era imposta dalla ricerca di condizioni economiche meno miserevoli, mentre la seconda immigrazione risulta essere frutto di decisioni non vincolate.
Si è assistito all’insediamento di una decina di famiglie giovani, appena costituite o aventi bambini piccoli, che hanno scelto questo paese come località di residenza pur non essendo legati ad attività economiche nelle strette vicinanze.
Le persone che via via si sono insediate nella frazione si sono integrate pienamente partecipando attivamente alla vita paesana.
L'ECONOMIA
L’attività economica della frazione, prima della Seconda Guerra Mondiale, si basava quasi esclusivamente sull’agricoltura. Realtà molto simile alle altre frazioni chivassesi. In ogni famiglia era presente una stalla che fungeva, oltre che da fonte di sopravvivenza, anche come luogo di aggregazione.
A quei tempi la famiglia ricavava ciò che le consentiva di vivere da poche giornate di terra e qualche animale. Il costo della vita era molto più basso, come anche lo stesso tenore di vita medio; eravamo ben lontani dall’attuale frenesia consumistica.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la ripresa economico-industriale ha allontanato diverse persone dal settore agricolo portandole a lavorare nelle fabbriche torinesi. Contemporaneamente nella frazione Mosche si è insediata l’attività laterizia, con la costruzione di ben due fornaci; di una di queste è rimasto l’alto comignolo che è stato inserito nel simbolo della frazione.
Questa opportunità lavorativa ha richiamato gente dal Friuli Venezia Giulia e dal Veneto. Persone volenterose che si sono ben integrate nella realtà del paese. Questa attività economica locale non ha però avuto una lunga durata per il fatto che nella frazione esisteva sì dell’argilla, ma i banchi di prelievo erano modesti. L’attività laterizia ha avuto però un suo sbocco nella commercializzazione delle ceramiche presente tuttora nel paese impiegando manodopera locale.
La frazione negli anni Sessanta non è stata impassibile al boom economico e con l’insediamento della Lancia si è assistito ad un ulteriore allontanamento dalle campagne di molta manodopera.
Attualmente sono rimaste nella frazione una decina di aziende agricole di una certa rilevanza e sono ben poche le famiglie che hanno come unica fonte economica l’agricoltura.
La tempestosa chiusura dello stabilimento Lancia si è ripercossa sulla frazione portando molta gente a cercare attività altrove, anche molto più lontano.
Nella frazione sono presenti attività economiche nel settore dell’artigianato con aziende per la lavorazione del vetro e del legno e nel settore industriale con la lavorazione del ferro ed una nella realizzazione di impiantistica criogenica. Sono inoltre presenti nella frazione: una azienda per la commercializzazione dei vini, sulla statale un bar-pizzeria ed un distributore di benzina.
Lo sviluppo economico-sociale della nostra nazione ha portato un elemento negativo nella frazione, quale la mega discarica che lambisce il paese arrivando a poche decine di metri da alcune case.
La creazione del polo integrato di sviluppo, sorto nella zona sud-ovest della frazione, ha portato l'insediamento di aziende medio piccole.
IL CULTO
LA CHIESA
La chiesa di Mosche ha origine nel 1631 quando in una situazione di pestilenza, la popolazione sentì l’esigenza di un appoggio morale. Questo luogo di culto fu dedicato a San Grato Vescovo e Sant’Anna.
La cappellania della frazione Mosche fu istituita nel 1695 e l’anno successivo la chiesa fu dotata di campanile e campana; annessa alla Chiesa vi era anche una casa a disposizione del prete. Questo avvenne per concessione del nobile Capitano Carlo Simone Saraceno che esercitava il potere in questa zona.
Successivamente fu annessa alla chiesa la Sacrestia.
All’interno di questo luogo sacro nonostante la sua semplicità possiamo osservare interessanti dipinti.
All’interno della Chiesa è conservata una reliquia di San Giovanni Bosco.
Anche la frazione Mosche ha pagato un tributo di sangue nelle due guerre mondiali con sette morti nella prima e cinque nella seconda, una lapide posta sulla facciata della chiesa ne rende viva la memoria.
La Chiesa di San Secondo e la lapide ai caduti. Primi anni 2000 (Foto di Marco Ponzetto)
I PILONI VOTIVI
A testimonianza della fede della popolazione sono presenti due piloni, uno situato in via Sant’Elena e l’altro, eretto nei primi anni Sessanta, all’inizio di via San Secondo.
I piloni votivi della frazione. Primi anni 2000 (Foto di Marco Ponzetto)
I SANTI PATRONI
San Secondo Martire
San Secondo disegnato da Rosina Cena
La Frazione Mosche ha dedicato la sua Chiesetta al Martire San Secondo e lo festeggia la settimana dopo la festa del Beato Angelo Carletti di Chivasso.
San Secondo militò nella Legione Tebea come luogotenente del suo capo San Maurizio, al tempo degli imperatori Diocleziano e Massimiliano. Subì il martirio per la fede di Cristo nelle nostre terre, durante il secolo III, e fu tra i primi martiri della gloriosa legione.
Il suo corpo nell'anno 906 fu traslato nel Duomo di Torino dai monaci di Novalesa sfuggiti alle barbariche incursioni dei Saraceni, mentre il suo capo fu dai medesimi Monaci donato alla Cattedrale di Ventimiglia.
Da quel remoto secolo San Secondo ottenne grandissima venerazione nelle nostre terre subalpine. Torino e Ventimiglia lo elessero loro Patrono.
Il 27 luglio 1577 il Papa Gregorio XIII concesse singolari indulgenze all'altare del Santo nella Cattedrale di questa città. A Torino il Municipio, per voto pubblico fatto durante la peste del 1630, edificò nel Duomo l'altare che ne contiene le Sacre Reliquie.
Sant'Antonio Abate
Vista l’antica tradizione agricola, la frazione festeggia anche Sant’Antonio Abate protettore degli animali, che ne rappresenta il secondo patrono.
Sant’Antonio Abate nacque in Egitto verso la metà del III secolo da ricca famiglia.
Alla morte dei genitori distribuì le sue sostanze ai poveri e visse per più di ottant’anni in diverse parti del deserto egiziano, raccogliendo intorno a sé numerosi discepoli, che costituiscono il più illustre nucleo del monachesimo orientale. Nei primi anni del suo ritiro nel deserto ebbe a sopportare terribili tentazioni dal demonio. Morì verso il 356.
Le usanze e le credenze relative a questo popolarissimo Santo traggono motivo da alcuni elementi della sua leggenda, specialmente delle sue tentazioni famose.
Forse da primitive rappresentazioni di Sant’Antonio Abate in lotta con i diavoli o con un diavolo accanto in figura di porco, la fantasia popolare gli associò l’idea della protezione degli animali. Viene festeggiato il 17 gennaio.
Nella Frazione Mosche fanno riferimento a questo appuntamento, che cade in una domenica a metà gennaio, due priori che cambiano tutti gli anni e collaborano alle necessità della Chiesa locale.
Costituisce una simpatica consuetudine la distribuzione del pane di Sant’Antonio.
La Domenica di questa festa viene benedetto il pane e distribuito a tutte le famiglie così che il mangiare lo stesso pane unisce ed accomuna tutta la popolazione.